Il Padel secondo Matteo: la formazione e i giovani

PadelNostro intervista Matteo Reina, istruttore di Padel da oltre un decennio

 

Roma, 20 novembre 2015 – Conosce il Padel da 15 anni e da 12 lo insegna. Matteo Reina, istruttore FIT e consulente impiantistica, è convinto che il Padel non sia solo una moda/mania passeggera, ma lo sport del futuro. «Servono, però, persone che siano tecnicamente preparate. Molti passano dal tennis al Padel, ma sono e restano giocatori» spiega a PadelNostro Reina, ricordando che se in Spagna il Padel è sport da circa dieci, in Italia si usa ancora il termine disciplina, o peggio ‘gioco’.

MANCANO LE CATEGORIE

Per essere definito sport, il Padel ha bisogno di avere delle categorie: «l’agonistica, il giovanile e gli over, per esempio» specifica Reina. «A oggi non esiste il settore giovanile e, senza i giovani, il movimento non ha futuro e rischia di arrestarsi nella sua consistente crescita». Secondo l’esperto sarebbe quindi opportuno entrare nelle scuole, per spiegare cos’è il Padel e farlo conoscere.

«In Emilia Romagna ho fatto lezioni in alcuni istituti dopo aver riunito gli insegnanti di educazione fisica. A Roma, insegno al Villa Aurelia e al Forum, centri sportivi frequentati da migliaia di persone. In particolare, al Forum ci sono quasi 200 ragazzi che praticano attività agonistica che va dall’arrampicata al calcetto, passando per la corsa e il tennis. Ho fatto richiesta di inserire anche il Padel – aggiunge l’istruttore bolognese – ed è evidente l’entusiasmo da parte di alcuni adolescenti che si sono appassionati».

I GIOVANI SONO IL FUTURO DEL PADEL

Ma per poter creare la categoria giovanile occorre che i ragazzi seguano un corso o entrino a far parte di un’accademia, realtà ancora da delinearsi. Reina riconosce l’impegno della FIT Paddle che in questi anni ha fatto molto per questo nuovo sport: dopo aver assorbito la F.I.G.P. (Federazione Italiana Gioco Padel, fondata nel 1991, ndr) la FIT ha dovuto equiparare i maestri a un unico livello, quello di istruttore di I livello.

 

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LA DIFFUSIONE DEL PADEL

Secondo l’istruttore, oltre a rivolgersi ai giovani, «il Padel deve uscire dai confini di Roma, altrimenti rischia di morire». Necessaria dunque un’apertura in tutta Italia dove si dovrebbero organizzare i tornei. «In Romagna il Padel si sta muovendo un po’ come a Roma; a Milano ci sono ancora pochi campi, soprattutto per un problema climatico che però non hanno le isole, dove la presenza del Padel è ancora molto contenuta con un campo a Palermo e un paio in Sardegna».

IL FRONTE DELLE DONNE

Sul fronte delle donne, Reina fa presente che sono molte quelle che giocano, poche che giocano a livello agonistico e che partecipano ai tornei perché da una parte «non c’è l’incentivo di trovare formule diverse, dall’altra le donne non hanno lo stesso agonismo dell’uomo, ma hanno caparbietà da vendere». L’istruttore è convinto che il movimento femminile agonistico debba crescere sia per un discorso «di gioco a squadre, sia per la nazionale femminile. Oltre ai giovani, infatti, le donne sono il futuro di questo sport».

Buon Padel

Silvia Sequi per PadelNostro 

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Novembre 20, 2015

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