PsicoPadel

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Torna PsicoPadel, la rubrica di PadelNostro – lanciata la scorsa primavera – che intende occuparsi della dimensione mentale nel Padel, grazie al contributo della Dott.ssa Pierfrancesca Carabelli, Psicologa sportiva preparatore mentale per il Tennis e Psicoterapeuta. L’obiettivo è quello di costruire insieme un “libretto d’istruzioni” per sfruttare al meglio la nostra mente. Lo spazio PsicoPadel aperto con il questionario dal titolo “Quanto conta la mente nel Padel?” ha approcciato all’indagine di alcune variabili mentali coinvolte nel gioco: emozione e comunicazione.

I dati emersi dal sondaggio indicano una maggiore adesione da parte delle donne, coinvolte nei circuiti amatoriali – e che giocano una media di 2/5 volte a settimana – e confermano che lo sport di provenienza è il tennis. A piacere di più è l’aspetto socializzante, ma anche l’idea di fare movimento nella possibilità di organizzare sfide divertenti. «Ciò significa che le persone che giocano a Padel per stare in compagnia in un clima di sfida leggera – spiega a PadelNostro Carabelli – dichiarano che la qualità del rapporto col compagno (o la compagna) conta moltissimo per il supporto psicologico, e ha ripercussioni positive anche sul piano tecnico/tattico». Quando il rapporto con il compagno è negativo, invece, «incide soprattutto sul piano emotivo, decisamente meno su quello tecnico/tattico» rileva l’esperta.

Sembrerebbe quasi che la interferenza sia di tipo emotivo e che questa abbia ripercussioni dirette sulla qualità tecnico/tattica.
Sul fronte delle emozioni, quelle provate con maggiore frequenza sono l’ansia e la sfiducia, gestite soprattutto in modo individuale: «o recuperando l’attenzione – illustra Carabelli – o autoincoraggiandosi a voce alta o con scarico verbale di vario tipo». Per quanto concerne il rapporto con il compagno di gioco, il dialogo  per gestire le difficoltà – «è ancora poco sfruttata come risorsa – fa presente la Psicologa – una risorsa veramente utile, sebbene se ne riconosca il peso sia in positivo che in negativo». Dal sondaggio si è inoltre evidenziato che nei momenti di difficoltà e cali attentivi la persona si autocritica o non sa cosa fare.
«Esistono specifiche tecniche di recupero dell’attenzione» anticipa Carabelli che saranno argomento del test sottostante. 

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