Pupilli d’Italia. Intervista ai fratelli Pupillo

PadelNostro intervista i fratelli Pupillo, numeri uno della classifica FIT e giocatori della nazionale italiana di Padel
Roma, settembre 2015 – «Si impara con facilità e in tempi brevi. E non è necessario saper giocare a tennis». Questa è la chiave del successo del Padel secondo i fratelli Pupillo, Stefano funzionario della Protezione civile – due mondiali nella sua carriera – e Alessandro, avvocato, numeri 1 della classifica Fit e componenti della nazionale italiana. «Il Padel può rappresentare anche una sfida per il tennista che, dopo tanti anni, forse un po’ stanco è alla ricerca di nuovi stimoli. E poi il Padel è uno «sport divertente e coinvolgente» racconta a PadelNostro Alessandro. Arrivato in Italia nel 2008, dopo Bologna e Milano il Padel sta diffondendosi soprattutto a Roma, esplodendo come nuovo sport tra la primavera 2014 e la scorsa.
MODA PASSEGGERA O SPORT DEL FUTURO?
«Noi romani abbiamo iniziato a giocare nella città emiliana, poi siamo approdati a Roma – ricorda Stefano – dove numerosi circoli hanno cominciato a investire nelle strutture di questa nuova disciplina, favorendone la naturale diffusione e la successiva conoscenza». Una mania passeggera ovvero lo sport del futuro? Secondo Alessandro non sarà solo un fenomeno di passaggio, ma è necessaria «una progettazione adeguata in modo da poter coinvolgere sempre un maggior numero di persone e mantenere vivo l’interesse dei numerosi attuali praticanti».
Gli fa eco il fratello Stefano secondo cui tutto dipenderà dalla progressiva crescita della realtà romana che potrebbe essere favorita – per esempio – «mettendo a disposizione campi a prezzi agevolati – spiega Pupillo – e dotando i circoli di istruttori per far sì che si conosca lo sport. In questo momento poi ci sono investitori stranieri – soprattutto spagnoli e argentini – che stanno cercando di diffondere questa nuova disciplina sportiva attraverso la costruzione di strutture».
ANCORA POCHI I GIOVANI
Sul fronte degli adolescenti e dei giovani il Padel non è ancora noto. In primo luogo perché esiste «il tennis che ha tradizioni e radici lontane. E poi i giocatori stessi, icone trainanti che diffondono lo sport» – afferma Stefano Pupillo – rilevando la mancanza di maestri federali e l’assenza di organizzazioni di scuole.

Alessandro Pupillo

Stefano Pupillo
«Si dovrebbero organizzare giornate dimostrative nelle scuole, stage e centri sportivi. Solo in questo modo i media potranno venire a conoscenza di disciplina sportiva, e dunque parlarne». Indispensabile poi «il supporto e il lavoro di persone qualificate che possano avvicinare e far conoscere la bellezza del Padel – aggiunge Alessandro – Bisognerebbe spingere i vari circoli ad organizzare corsi per adolescenti attraverso anche l’aiuto della Federazione». I fratelli campioni, insieme a Elvira Rizzo e con il supporto del maestro Jacopo Gasperini – allo Juvenia Padel Club – dove insegnano, sono riusciti a organizzare dei corsi per un totale di sedici bambini di età tra gli otto e i quattordici anni. «Non sono dei numeri stratosferici, ma è sicuramente un inizio» fa presente Alessandro.
MOLTE DONNE, POCHI TORNEI
Un fenomeno che sta coinvolgendo anche le donne che però hanno più difficoltà a partecipare ai tornei rispetto agli uomini. «Di conseguenza i circoli tendono ad organizzare poche competizioni dedicate alle donne. Questo è certamente un punto su cui lavorare» rileva Alessandro. «I tornei – suggerisce Stefano – dovrebbero essere organizzati secondo classifiche A, B e C, devono quindi esserci più livelli e categorie proprio come avviene nel tennis. In questo modo ci sarebbe un senso» conclude. Secondo Alessandro poi «bisogna cercare di coinvolgere maggiormente quella fascia media di giocatori che è la parte trainante di tutto».
Buon Padel
Silvia Sequi per PadelNostro